STORIA DEL CUCCU'

Il fischietto è forse il primo giocattolo sonoro dell’antichità, lo si trova nelle civiltà più remote, ed infatti piccoli fischietti di argilla sono stati ritrovati in tombe di bambini di epoca greca. I fischietti in terracotta, prodotti in tutte le parti del mondo, sia con finalità ludica che apotropaica, rappresentano un valido contributo alla conoscenza di importanti aspetti culturali delle civiltà del passato di ogni continente. La produzione materana dei fischietti è sempre stata direttamente connessa alla festa ed alla fiera allestita per la Madonna di Picciano ed alla gita fuori porta del giorno di pasquetta presso la chiesa dei Cappuccini. In entrambe le occasioni il “cuccù” era un acquisto obbligato per i figli dei pellegrini ed un oggetto da esibire per dimostrare la partecipazione al pellegrinaggio. Il fischietto tradizionale materano raffigura un gallo, simbolo di forza virile e di difesa contro i malefici. Il suono prodotto dalla figura base è bitonale: tale suono ha determinato la denominazione dialettale “cuccù” perché richiama il canto del cuculo, mentre la colorazione a strisce policrome dei “cuccù” è riconducibile ai nastrini che venivano acquistati a Picciano e legati ai finimenti dei cavalli.

mercoledì 21 dicembre 2011

CUSTODI DI SAPIENZA


Mostra collettiva
Francesco Niglio - Cuccù, terracotte sonore
Anna Napolitano - Vetrate artistiche
Lela Campitelli / Michele Ascoli - Arti Orafe e Lignee
Maria Bruna Festa - Cuccù, Ceramiche sonore
Teresa Tulliani / Giuseppe Napolitano - Arte Presepiale
Arti-in “ Bottega”
Matera – Via Bruno Buozzi
17 dicembre 2011 – 20 gennaio 2012

Conservare la “sapienza operaia” della manipolazione della materia e darle visibilità è la ragione di questo evento. Ristabilire il contatto di empatia con l’argilla, il vetro, la cartapesta, i metalli “preziosi”, è non solo una necessità dei tempi, un’opportunità di lavoro, ma l’occasione preziosa per recuperare il sentimento del tempo e l’autonomia operativa.
La “Bottega” non è il luogo dell’alienazione: è il luogo del tempo creativo, dello scavo interiore, dell’identità ritrovata, della contemplazione di un’idea che si fa oggetto, della materia che ti resiste e ti sfida, del dialogo muto col manufatto finito.

Non è una produzione in serie quella della “Bottega”, sottoposta a tempi controllati; il manufatto dell’artigiano risponde ai tempi della mente e del cuore, nella penombra di una grotta tornata a vivere